giovedì 17 giugno 2010

Sex and the City 2 (USA – 2010)

Un film di Michael Patrick King. Con Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis, Cynthia Nixon, Chris Noth.  

 
 

“Ho convinto il mio corpo

a credere di essere più giovane” 
 
 

Forse le aspettative, anche questa volta potevano essere alte, soprattutto per chi ha seguito e amato tutte le precedenti stagioni televisive delle quattro ex-ragazze newyorkesi. E tutto sommato, anche considerando il terribile precedente episodio cinematografico, poteva andare molto peggio. Ma certo, dopo due ore e mezzo, è difficilissimo uscire dalla sala senza il rimpianto per i bei tempi in cui Carrie e socie folleggiavano e filosofeggiavano graffianti su glamour e sessualità, in una Manhattan affascinante. Costruendo un vero e proprio fenomeno di costume, con la loro festosa rivendicazione di emancipazione femminile capace di risultare interessante, e soprattutto divertente, anche per gli uomini. Le protagoniste di oggi invece sono diventate grandi, anche se continuano a definirsi “ragazze” (a che età diventeranno donne?), i matrimoni, i figli, la menopausa, l’arredamento hanno preso il posto della moda e del rapporto fra i sessi, il tutto condito da uno stanco e pigro rimpianto del tempo che fu. Ma siamo soprattutto noi spettatori a rimpiangere quello “scintillio” che rendeva interessante, anche per chi non vive a Manhattan, le vicende di Sex and the city. E non si tratta solo del fatto che un telefilm nel passaggio al grande schermo, con comprensibili cambiamento di ritmo e linguaggio, possa perdere di efficacia. In questo film sciatto non c’è traccia di tutti quegli elementi che avevano fatto la fortuna della serie. Una sceneggiatura inesistente, se non ridicola, ha reso le protagoniste così “infighettite” precludendo a chiunque la possibilità di identificarsi con le loro vicende. Di graffiante e caustico, nelle riflessioni di Carrie ormai non è rimasto più nulla, e davvero vederla in crisi profonda, distrutta per aver solo baciato un suo ex, incontrato per caso ad Abu Dhabi, fa sorridere di compatimento, osservando la pessima fine che ha fatto la nostra eroina.

“E quando pensi di aver visto proprio tutto…” arriva la performance di una Liza Minelli che, giunta ormai a quella dolce età in cui si dovrebbe guardare al mondo con occhio benevolo e distaccato, rischia invece una frattura del femore sgambettando sul palcoscenico, in minigonna. Così come, alla fine, non convince per niente il tentativo di dare un senso a questa storia, raccontando la voglia/necessità delle donne di Abu Dhabi di assaporare finalmente quella liberazione dei costumi sessuali che ancora manca. Il tema è troppo complesso, e troppo serio, per essere affrontato da un pessimo film come questo. 

1 commento:

  1. Sottoscrivo molte cose, ma rimane una voglia di evasione, un intimo desiderio di emulazione sfarzosa, in ognuna di noi spettatrici. L'elemento del sogno, più marcato e meno divertente rispetto alla serie metropolitan-erotica, permane e si amplifica in qualcosa di così opulento da essere, per l'appunto, puramente onirico! e a noi donne un po' ci piace!

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