martedì 17 novembre 2009

Nemico Pubblico (Public Enemies - USA 2009)

Un film di Michael Mann. Con Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard, Billy Crudup, Stephen Dorff.

    - In questo posto, alla gente importa da dove vieni. Io, invece, la valuto per dove va.

    - E tu, dove vorresti andare?

    - Ovunque io voglia


    Michael Mann mette in scena, con rigore formale e grande capacità narrativa, l’epilogo tragico di John Dillinger, inafferrabile svaligiatore di banche che, negli anni ’30, mise in serio imbarazzo la giustizia americana. Eroe solitario e irriverente, Dillinger è in guerra per conquistare il lusso che gli è stato negato, belle donne, auto veloci, feste e abiti sfarzosi. Ad ogni suo arresto, ali di folla lo attendono lungo le strade, affascinate dal mito del fuorilegge, desiderose di condividere un pezzettino di quella vita che, nell’America della Grande Depressione, appariva come un sogno irraggiungibile. Il personaggio di Dillinger è uno di quelli capace di mettere in discussione alcuni dei principi che regolano la vita dei bravi e onesti cittadini. Non si possono liquidare semplicemente la sua esistenza, e la sua fine, come quelle che si merita un delinquente incallito, incapace di sopportare le regole del vivere civile. Dillinger appartiene a quella stirpe di banditi, privi di qualsiasi scrupolo se un ostacolo si frappone ai propri progetti e, al tempo stesso stesso, capaci di essere fedeli e leali fino alla fine.

    Nella sua vita, e nel film, agli inseguimenti, alle sparatorie si alternano momenti di passione concreta, di tenerezza e rimpianto. Ma non sarà l’amore a salvare un uomo incapace di relazionarsi agli altri senza provocare morte e ferite. Mentre sui ritratti dei suoi compagni appare la scritta “deceduto”, inesorabilmente Dillinger si ritroverà solo, condannato ad andare avanti, senza spazio per ripensamenti e per futuri progetti. L’ultimo colpo non sarà quello che gli permetterà di partire con l’amata Billie per rifarsi una vita, lontano da tutto e tutti. Un personaggio perciò capace di mettere in discussione l’idea stessa di giustizia, rivelando le contraddizioni di un sistema che nel dividere i buoni dai cattivi appare spesso ingiusto e arbitrario. Dillinger si relaziona con un sistema corrotto, e corruttibile. La stessa polizia, e soprattutto gli agenti della nascente FBI, vestiti esattamente come gli stessi gangster, non si fanno scrupoli nell’adottare gli stessi metodi dei criminali per svolgere il proprio lavoro. Interrogatori brutali, ricatti, una colpevole leggerezza nell’aprire il fuoco contro chiunque, nel buio, si trovi sulla traiettoria dei propri mitra. La caccia finisce quasi per sovrapporre i suoi protagonisti, non più nettamente divisi fra buoni e cattivi. Fino ad arrivare a quella che appare come una vera e propria esecuzione: Dillinger, colpito alle spalle dagli agenti, muore su un marciapiede di Chicago, all’uscita di un cinema. Si compie il suo destino, e l’epilogo non poteva che essere tragico. Ma in questo non c’è nessuna sorpresa, Dillinger stesso sembra esserne consapevole e determinato a vivere fino in fondo il suo destino.

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