mercoledì 20 gennaio 2010

La bocca del lupo (Italia – 2009)

Un documentario di Pietro Marcello con Vincenzo Motta e Mary Monaco

Bisognava dunque aspettare la ventisettesima edizione perché un film italiano vincesse l’ambito premio come miglior film nel concorso del Torino Film Festival. Se poi a vincerlo è un documentario, la soddisfazione di chi scrive aumenta. La definizione di documentario, per la verità, sta un po’ stretta ad un film come La bocca del lupo, opera che non si fa ingabbiare negli stereotipi del genere e capace di innovare le forme del linguaggio cinematografico. Pietro Marcello, che avevamo apprezzato come regista dell'intenso "Il passaggio della linea", mette infatti il suo sguardo di autore, al servizio del racconto per inquadrature, fino ad uscire dai confini stretti della documentazione della realtà e dando al suo film il respiro più ampio e la forza del cinema. Marcello si muove così a cavallo fra il melodramma, il reportage, l’inchiesta sociale, riuscendo a meravigliarci con lo spettacolo della vita e l’intensità delle emozioni.

Nei vicoli della città vecchia di Genova, quelli così cari a Fabrizio De Andrè, capita a volte che certi incontri siano speciali. Lo è senz’altro quello del regista con Enzo, ex carcerato di lungo corso, Mary, transessuale, e con la loro storia d’amore. Mary ha atteso vent’anni che Enzo, conosciuto in carcere, scontasse la pena e tornasse a casa per costruire il sogno di una vita tranquilla e felice, insieme. Lo raccontano le loro voci impresse negli anni sui nastri di cassette che i due si inviavano, e che fanno da contrappunto alle loro immagini di oggi. Lo testimoniano i loro volti che, in una sequenza davvero toccante, rivolgono il loro racconto direttamente alla macchina da presa.

Pietro Marcello racconta la storia di personaggi vinti, marginali, travolti dalla vita, che non hanno saputo o voluto opporre nessuna resistenza agli avvenimenti, nell'illusione di poterli controllare e dominare, sempre. La bocca del lupo è un film sui ricordi e la nostalgia, sul passato di una città e sul futuro delle relazioni, su come la Storia, quella con la S maiuscola, spesso è solo lo sfondo di una miriade di storie minori, dense e commuoventi. E se oggi Enzo appare in un certo senso vittima di uno spaesato, incapace, per certi versi, di “esser normale”, almeno i sogni, quello di una casa con un po' di terra per farci un orto e con la vista sul mare, resistono ancora al passare inesorabile degli anni. Così come rimane intatta la loro capacità di esser teneri, innamorati, poetici e vivi. Ma come loro, anche Genova guarda l'orizzonte ampio del mare dai vicoli stretti e sporchi. E mentre il passato rivive (e ri-crolla) nelle immagini di archivio, ancora un'umanità brulicante, povera ma vitale, affolla i suoi caruggi dove il sole non arriva mai.

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