martedì 17 febbraio 2009

Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button - USA 2008)


Un film di David Fincher. Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond, Jason Flemyng.

Andiamo tutti nello stesso posto,
solo che ognuno ci arriva percorrendo la sua strada.

Ci sono film di cui non è semplice raccontare, perché troppo ricchi di spunti narrativi e la scelta di uno dei molteplici aspetti che lo compongono non è una scelta indolore. Si avrà sempre la sensazione di aver trascurato qualcosa che valeva la pena affrontare.
Il curioso caso di Benjamin Button è uno di questi. Il regista David Fincher (Fight Club, Seven, Aline 3) costruisce un film ambizioso nelle tonalità narrative e dalle non trascurabili implicazioni esistenziali.
La storia è quella di Benjamin Button, nato il giorno in cui finiva la Prima Guerra Mondiale, con una insolita malformazione e un triste destino: il suo corpo presenta tutti i sintomi di una vecchiaia precoce, artrite, sordità, deformazioni, ecc. Sembra destinato a una rapida morte, e viene abbandonato da suo padre. Mentre New Orleans festeggia la fine dell’incubo della guerra, da cui molti giovani non sono più tornati, Benjamin comincia ad affrontare un’esistenza fuori dall’ordinario, raccolto e adottato dall’inserviente di una casa di riposo (guarda un po’), sopravvive e, mentre gli anni passano, il suo corpo ringiovanisce e acquista vigore. Ma per Benjamin il tempo è un orologio che scorre al contrario, e la sua storia è quella che sta nei suoi incontri. E’ il racconto di un mondo visto con gli occhi di chi, mentre accumula esperienze e incontri, vede i suoi affetti invecchiare e morire. E’ il racconto di una storia d’amore che dura una vita intera, fino alla fine, ma che può realizzarsi in pieno solo quando i protagonisti si incontreranno all’età giusta. “Abbiamo quasi la stessa età adesso. Ci incrociamo a metà strada”.
Vi sorprenderete commossi a ripensare alla vostra stessa quotidianità, a quel desiderio di immobilizzare lo scorrere delle lancette. E vale anche per chi queste lancette le vede andare al contrario. L’inesorabilità del tempo, quando diventa un elemento concreto, illumina gli eventi della vita con una luce particolare, se è vero che “nella vita niente dura per sempre. E che questo è un gran peccato”.
Da un punto di vista cinematografico, Il curioso caso di Benjamin Button è un film che dimostra la maestria di un regista come Fincher, che sa arricchire la sua narrazione di trovate anche inedite, come il racconto dell’uomo colpito sette volte da un fulmine. E che mostra l’altissimo livello raggiunto dalla tecnologia digitale che ha permesso di far interpretare a Brad Pitt praticamente tutte le età del suo personaggio (solo il bambino alla fine non è lui).
Un film così non poteva non essere che un super candidato ai prossimi Oscar con ben 13 nomination, assolutamente meritate.

sabato 7 febbraio 2009

Un matrimonio all'inglese (Easy Virtue - Gran Bretagna 2008)

Un film di Stephan Elliott. Con Jessica Biel, Colin Firth, Kristin Scott Thomas, Ben Barnes, Kimberley Nixon.


Veronica: È vero che hai avuto così tanti amanti come dicono?
Larita: Ma no, no… certo che no… nessuno di loro mi ha amata veramente.


Cosa provocherà l’arrivo della bellissima ed emancipata Larita, in una nobile, e decaduta, famiglia inglese? La neo moglie americana dell’ingenuo rampollo di famiglia sarà il detonatore di una situazione in cui erano già presenti tutti gli elementi per una fragorosa esplosione. Che, puntuale, alla fine arriva insieme a più di un insegnamento.
Aspettatevi un film dai dialoghi serrati, tipici di una certa commedia americana, conditi dalla vena tutta inglese di un humour corrosivo, fatto di battute e rimandi ai rispettivi luoghi comuni. Il ritmo davvero non manca, e il tempo in sala volerà senza pesare. Come in una serrata partita di tennis, così ciascuna delle due protagoniste reagirà, colpo su colpo, alle provocazioni e alle cattiverie dell’altra. A noi spettatori il compito di seguire le vicende, senza avere alcun dubbio su chi sostenere, ma apprezzando i buoni colpi di chi gioca in casa.
Un matrimonio all’inglese è un film narrato costantemente sul filo delle opposizioni e delle differenze: la modernità che arriva con il rombo dei motori contrapposta all’immobilità silenziosa della vita nella campagna inglese; i tuoni della Grande Guerra e le nuove relazioni fra i sessi contro gli antiquati rapporti sociali e il perbenismo di facciata della nobiltà; una gioventù sfrontata contro la rigida vecchiaia. Contrapposizioni incarnate, e agite, da due donne che, seppur molto diverse fra loro, si dimostrano entrambe combattive e decise a non cedere una la propria emancipazione, l’altra la sicurezza che le danno la consuetudine e l’abitudine. In mezzo a questo scontro finirà tutto il nucleo familiare, servitù compresa, e niente sarà più come prima.
Un matrimonio all’inglese (ma con un piglio americano) è perciò un film sulle molteplici possibilità di una ostinata, e fallimentare, resistenza al cambiamento. Alla fine chi questo cambiamento lo saprà affrontare, anche non riuscendo a dominarlo completamente, ne trarrà le conseguenze migliori. E potrà guardare al proprio destino con il sorriso beffardo di chi sa di lasciarsi alle spalle un’esistenza grigia, monotona e angosciante.

In questa partita, in cui in palio c’è la propria felicità, c’è posto per un'unica vincitrice.