venerdì 12 novembre 2010

Con ostinata passione. Il cinema documentario di Cecilia Mangini

Italia. Seconda metà degli anni Cinquanta. Non molto tempo è trascorso dalla fine della Seconda guerra mondiale eppure le ferite e le distruzioni del conflitto iniziano ad essere un ricordo. Il cambiamento si respira nell'aria. Il benessere sembra finalmente alla portata di tutti e gli spensierati anni del boom economico sono alle porte.

A raccontare, con spirito critico, quella stagione così ricca di avvenimenti, tensioni, cambiamenti, c’è un piccolo gruppo di registi cinematografici che fanno del documentario un vero e proprio strumento di appassionata lotta culturale e sociale. Cecilia Mangini è una di questi. Sempre testarda, orgogliosamente anticonformista, la regista pugliese ha contribuito, nel corso della sua carriera, a costruire al cinema il ritratto ricco di umanità di un’Italia diversa da quella dei racconti ufficiali; di un mondo che scompariva, incapace di resistere all’avanzata del progresso, ma che aveva ancora “qualcosa da dire”.

Quelle cose che ancora oggi il cinema di Cecilia Mangini, non solo preziosa testimonianza di un mondo ormai lontano nel tempo, dimostra di poter offrire a chi ha cuore il racconto del presente.



Gianluca Sciannameo (Mola di Bari, 1978), giornalista e critico, ha pubblicato la monografia Nelle indie di quaggiù. Ernesto De Martino e il cinema etnografico (Palomar, 2006) e altri saggi sul documentario italiano. Esperto di produzione low-budget e autore di documentari sociali, nel 2005 ha conseguito la specializzazione di producer di documentari. Svolge attività di formatore in laboratori di cinema e fotografia e come docente esterno ha insegnato nei corsi di cinema dell’Università della Basilicata e dell’Università di Bari. Nel 2010 ha fondato Camera a Sud, cooperativa di produzione audiovisiva.


Cecilia Mangini (Mola di Bari, 1927) è una delle più importanti esponenti italiane del cinema documentario. Esordisce nel 1958 con Ignoti alla città e, successivamente, firma capolavori come Stendalì-Suonano ancora (1960), La canta delle marane (1961), All'armi siam fascisti (1962 - con Lino Del Fra e Lino Miccichè), Essere donne (1965). Ha diretto oltre 40 documentari, realizzato reportage fotografici, firmato sceneggiature di film. Attualmente vive a Roma.